martedì 29 gennaio 2008

DICHIARAZIONE DI VOTO SULA FIDUCIA AL GOVERNO PRODI

INTERVENTO DEL SEN. ANTONIO DEL PENNINO
Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio,
non so se essere più ammirato o più indignato per la caparbietà che anche in questa circostanza ella ha dimostrato, per l'ostinazione con cui, malgrado gli autorevoli consigli, che la invitavano a prendere atto della fine della maggioranza che sostiene il suo Governo, ella ha voluto, invece, portare fino in fondo la sfida, presentandosi qui al Senato nella ricerca di un voto di fiducia che non otterrà.
Si potrebbe definirla, per fare una battuta, come ha fatto questa mattina un quotidiano, "capatosta", ma sarebbe una battuta e non darebbe appieno il senso di quanto sottostà alla sua decisione.
Il senatore Cossiga, negli scorsi giorni, ha avanzato il sospetto che Ella voglia trarre spunto dal voto di fiducia, ottenuto alla Camera e denegato dal Senato, per richiedere lo scioglimento solo di questo ramo del Parlamento. Non giungo a credere che ella voglia dar corpo a questa ipotesi, ma, se questo fosse il suo retropensiero, lo allontani: sarebbe un tentativo inutile e significherebbe solo cercare di porre in atto un imbroglio, dal momento che oggi non ci troviamo in presenza di diverse maggioranze nei due rami del Parlamento, rispondenti a due diverse indicazioni del corpo elettorale, ma, piuttosto, ad una situazione politica nuova, per cui nemmeno la maggioranza numerica che ha raccolto alla Camera risponde più alle indicazioni del voto popolare.
Il premio di maggioranza attribuito alla sua coalizione con le elezioni del 2006 era stato raggiunto, infatti, con il concorso determinante dei voti dell'Udeur, partito che oggi le nega il suo sostegno, per cui la fiducia che ha ottenuto alla Camera è puramente virtuale. Se lei ha scelto di presentarsi al Senato, senza la sottintesa speranza di determinare lo scioglimento di questa Camera, ciò significa allora che ha mirato e mira solo a irrigidire i rapporti tra le forze politiche, per evitare che si aprano quegli spiragli di dialogo fra i due schieramenti che il leader del suo partito, l'onorevole Veltroni, aveva lasciato intravedere nelle scorse settimane.
Ma in questo modo, ancora una volta, ella contribuisce ad avvelenare il clima politico e a far pagare al Paese le contraddizioni che hanno caratterizzato la sua maggioranza durante tutta l'esperienza di Governo. Quelle contraddizioni che sono deflagrate con le dimissioni del ministro Mastella, rispetto al quale ella non è andato oltre una generica solidarietà umana ed un apprezzamento per la sua sensibilità istituzionale, perché non ha potuto far propria la più complessiva riflessione che il Guardasigilli aveva espresso sui rapporti fra politica e magistratura, poiché non glielo consentivano né l'Italia dei Valori, né i Comunisti italiani, né la Sinistra Democratica.
Contraddizioni che hanno segnato la politica economica del Governo, che non è stato capace di frenare la crescita della spesa pubblica, per le continue richieste che provenivano dall'ala di sinistra della sua maggioranza, che ha aggravato la pressione fiscale e non ha quindi consentito al Paese di sfruttare appieno una congiuntura internazionale favorevole, con il risultato che oggi ci troviamo in condizioni di particolare debolezza, di fronte all'aprirsi di una fase recessiva.
Contraddizioni di cui non ha mai voluto prendere atto, ostentando un ottimismo di maniera smentito dai fatti, come si evince rileggendo oggi, di fronte al dramma dei rifiuti della Campania, quanto ella ebbe a dichiarare in occasione delle dimissioni da commissario del dottor Bertolaso, allorché Palazzo Chigi comunicò che la Presidenza del Consiglio aveva avviato la fase di uscita dall'emergenza rifiuti in Campania.
Contraddizioni già evidenti all'indomani del voto del 9 aprile 2006, che aveva registrato una sostanziale parità dei due schieramenti. Un risultato che avrebbe richiesto un'intesa che superasse le asprezze che avevano contrassegnato la campagna elettorale, per dar vita ad un Governo di grande coalizione, capace di fronteggiare i problemi del Paese. La stessa scelta, cioè, che in Germania Schröder aveva avuto il coraggio di compiere, rompendo con la sinistra antagonista, ma che lei allora ha sdegnosamente respinto, con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Per questi motivi, il voto con cui il Senato si accinge a negare la fiducia al suo Governo è quasi una nemesi, perché archivierà l'esperienza di una coalizione il cui fallimento ha riconosciuto implicitamente anche l'onorevole Veltroni, quando ha dichiarato che, comunque, il Partito democratico si presenterà da solo alle elezioni. Un voto che consentirà di aprire una nuova stagione politica, di cui il Paese sente la necessità.
Roma, 24 gennaio 2008

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