martedì 29 gennaio 2008

IL CASO MALPENSA

Il 16 Gennaio scorso, convocati dal presidente della Provincia, si sono riuniti a Varese gli
“Stati Generali”, per discutere del caso Alitalia, protestare contro il Governo per le prospettive di ridimensionamento dell’aeroporto della Malpensa e difendere i diritti del nord.
Non si è trattato evidentemente degli “Stati Generali” che hanno preceduto la Rivoluzione Francese, ma di un’assemblea di rappresentanti della Regione Lombardia, delle province di Varese, Como e Novara, dei comuni del sedime aeroportuale, delle associazioni imprenditoriali e della Camera di Commercio, con la partecipazione del prefetto e del questore di Varese, del direttore della S.E.A.
( società di gestione degli aeroporti milanesi di Linate e Malpensa ), del rettore dell’Università dell’Insubria, ecc.
Quanto emerso dall’assemblea è oggettivamente allarmante.
Il previsto taglio di 793 voli conseguente alla vendita di Alitala ad Air France - KLM comporterà un conto salatissimo in termini di perdite economiche e di posti di lavoro.
Le associazioni industriale, dell’artigianato, del commercio e del mondo agricolo di Varese hanno valutato che il ridimensionamento di Malpensa compoterà nel giro di qualche anno una perdita di 15 milioni di prodotto interno lordo.
Il sindaco di Somma Lombardo prevede che il 20% delle famiglie del suo comune avranno problemi di occupazione.
Per evitare un impatto rovinoso, è stato chiesto al Governo una moratoria sulla riduzione dei voli conseguente al previsto abbandono di Alitalia.
Vengono intanto annunciate manifestazioni e presidi davanti all’“hub”, ma il fronte promotore non è per niente compatto perché si divide tra chi vorrebbe ampliare l’aeroporto con la costruzione della terza pista e chi invece si oppone all’ampliamento.
Come ha osservato il quotidiano varesino “ La Prealpina” in un fondo del 16 Gennaio scorso, la crociata in difesa di Malpesa giunge quando i buoi sono scappati e le lacrime che vengono versate sono lacrime di coccodrillo.
Infatti, l’aeroporto della Malpensa, osteggiato negli anni ’70 da sindaci ed ambientalisti - in particolare dall’allora sindaco di Somma Lombardo, il comune che oggi teme più di altri la perdita di posti di lavoro - è nato negli anni ’90 in assenza di un serio piano dei trasporti aerei e di coordinanento degli aeroporti lombardi, privo di sufficienti ed idonee infrastrutture di collegamento.
E’ bene ricordare che mentre si costruiva Malpensa si dava luogo al potenziamnento di Linate e che il personale di volo si rifiutava di andare a Malpensa quando poteva disporre dell’aeroporto di Linate, a due passi dal centro di Milano.
Era anche invalsa in quegli anni, contro ogni logica programmatica, la tendenza tutta democristiana a realizzare una fitta rete di piccoli aeroporti, in modo che i parlamentari potessero disporre dell’aeroporto sotto casa per recarsi a Roma.
Per quanta riguarda le infrastrutture, tuttora l’unica autostrada di accesso all’area aeroportuale di Malpensa, la Milano - Laghi, è un orribile collo di bottiglia, mentre la linea ferroviaria delle FNM
( ferrovie nord milano di proprietà regionale ), completata con molto ritardo, serve soltanto il centro di Milano - attraverso un lungo, costoso e tortuoso percorso - e taglia fuori un vasto bacino d’utenze che comprende ampie zone del varesotto, del comasco, del novarese e del Canton Ticino, utenze che avrebbero avuto più agevole accesso con un collegamento di soli 3 o 4 Km con la la stazione FS di Gallarate, importante nodo ferroviario di smistamento verso tre diverse direzioni: Varese, Luino, Domodossola.
Come non riconoscere che i guai dell’Alitalia discendono anche dalle insufficienze di Malpensa.
Oggi, una gestione graduale della fuga di Alitalia da Malpensa, diluendo cioè in alcuni anni la riduzione dei voli ed il conseguente ridimensionamento dei servizi aeroportuali, può essere certamente utile se contemporaneamente:
· si avvieranno approfondite procedure di “valutazione di impatto ambientale ( VIA )” e di “valutazione ambientale strategica ( VAS)” estesa a tutto il territorio coinvolto come da anni viene chiesto dai sindaci dei comuni interessati;
· si porrà mano ad un serio piano dei trasporti aerei, chiarendo definitivamente se in Italia si giustifica o meno la presenza di due “hub” aeroportuali ( Fiumicino e Malpensa );
· verrano finalmente realizzate le infrastrutture necessarie.
Occorrerà in particolare un piano di coordinamento degli aeroporti lombardi ( Linate, Malpensa, Orio al Serio) e per quanto riguarda le infrastrutture sarà necessario realizzare finalmente annosi progetti quali:
la costruzione della pedemontana che stabilirebbe il collegamento viario tra Bergamo, Como e Varese;
il raccordo tra l’autostrada Mi - To e la superstrada della Malpensa;
la chiusura dell’anello tra il terminale ferroviario di Malpensa e la stazione FS di Gallarate;
la riattivazione della ferrovia della Val Morea che ristabilirebbe il collegamento tra Mendrisio nel Canton Ticino e il basso varesotto lungo la valle dell’Olona, o in alternativa la costruzione di altra linea ferroviaria con la stessa funzione.
Per concludere, è opportuno rimarcare che coloro che adesso impugnano la bandiera in difesa dei diritti del nord e organizzano “stati generali” sono gli stessi che da anni governano la Regione, la Provincia di Varese, quasi tutti i comuni del sedime aeroportuale di Malpensa e gestiscono con la S.E.A. gli aeroporti milanesi con i pessimi risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Aurelio Ciccocioppo
Gallarate, 24 gennaio 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

Perche non:)