lunedì 17 settembre 2007

SCHIAFFO AL NORD: I RESPONSABILI NON SONO SOLO A ROMA

L'abbandono di Malpensa/Una mossa pensata in realtà come estremo aiuto per Alitalia
di Alessandro Papini

Alitalia ha scelto di puntare su Fiumicino e abbandonare Malpensa. Nonostante dati e cifre dimostrino l'irrazionalità economica della decisione, nonostante il Nord generi circa due terzi del traffico aereo nazionale, nonostante Malpensa vanti costanti record europei di puntualità (mentre a Roma giacciono ancora migliaia di valige estive), il segreto di Pulcinella – per dirla alla Gabrio Casati del "Riformista" – è stato finalmente svelato: la gloriosa e tracollante compagnia di bandiera nazionale non può sostenere due hub. E, in vista della prossima (s)vendita, invece di seguire logiche e dinamiche di mercato preferisce un'ennesima azione tutelativa a favore dei tutelati di sempre. E' lo specchio - riflesso di un paese (dei governi e delle aziende pubbliche che esprime) bloccato, ipertrofico e ancorato a certezze superate dalla storia, incapace di intervenire in qualsiasi settore della società italiana che presenti rischi di ritorsione corporativa o anche solo impopolarità sociale. Storia già vista e vissuta, sempre a costo sociale zero (cfr. riforma mercato del lavoro, riforma universitaria, riforma delle pensioni, ecc.).
Per carità, l'insostenibilità del doppio hub era risaputa e ben nota da anni a chiunque prestasse un minimo di civica attenzione alle cose della politica italiana e di quel suo misero e precario equilibrio di potere quotidiano che ne caratterizza la "visione strategica" di lungo periodo. Lo si sapeva almeno dal 2000, quando saltò l'accordo con KLM unica compagnia tra le europee che avrebbe potuto avere interesse a sviluppare l'aeroporto varesino. E grazie ad un'inchiesta di "Panorama", venne addirittura messo nero su bianco nel 2006, allorché Maurizio Basile, Amministratore Delegato di ADR (società di gestione di Fiumicino e Ciampino), predispose - per il Governo - un piano di rilancio di Alitalia che prevedeva, guarda caso, il riposizionamento di Alitalia su Fiumicino, "concentrando sullo scalo romano tutti i voli intercontinentali che la compagnia è in grado di operare, individuando al contempo per Malpensa un altro operatore in una logica point to point".
Insomma, un ennesimo schiaffone al Nord, cioè a quella parte del paese che più produce e più paga in termine di "solidarietà nazionale" (qui cominciano a chiamarla "spoliazione nazionale"), che però questa volta trova nelle sue istituzioni rappresentative, soprattutto lombarde, colpevoli mancanze. Già, perché la tardiva e ridicola conferenza stampa del triumvirato milanese Moratti, Penati, Formigoni a poche ore dal CdA Alitalia riflette l'inconsistenza politica di un territorio che si sta in questi giorni giocando, contro Smirne, l'assai rilevante partita dell'Expo 2015, di cui Malpensa è, evidentemente, infrastruttura fondamentale.
E se il fallimento di Malpensa è certamente il fallimento di Regione Lombardia, unica istituzione che in questi anni ha lanciato gridi di allarme ma alla prova dei fatti non ha mai saputo (alcuni sostengono voluto - per timore di perdere quote d'influenza) mettere il naso nella gestione di Linate, Orio al Serio e Montichiari, tuttavia primo imputato per la vicenda non può che essere il Comune di Milano, azionista di maggioranza di SEA (società di gestione degli aeroporti di Malpensa e Linate) e attraverso questa al 49,98% SACBO, società di gestione dell'aeroporto di Orio al Serio. Un silenzio spaventoso, quello dell'istituzione milanese e dei suoi sindaci (Albertini prima e Moratti poi), rotto solo dalla frettolosa conferenza stampa di settimana scorsa. Nonostante le grida e le minacce del triumvirato lombardo, le redditizie tratte del Milano-Roma non potranno essere toccate. E il destino di Malpensa (salvo miracoli dell'ultim'ora) è segnato e punta dritto ad un rapido ridimensionamento. Qualcuno sostiene – a destra e a sinistra - che non esista una questione settentrionale. Ne riparleremo quando i cittadini lombardi, tra qualche mese, per viaggiare con Alitalia dovranno passare per Roma e poi ripercorrere la stessa tratta al contrario verso le destinazioni dell'estremo oriente o del nord america. Allora forse il finto sciopero fiscale leghista si trasformerà in qualcosa di più concreto. La corda pare già, infatti, molto tesa. E sarebbe bene che a Roma (ma anche a Milano) qualcuno cominci a rendersene conto, poiché in gioco non ci sono noccioline, ma l'unità nazionale

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