martedì 24 luglio 2007

Garantire l'autonomia dei singoli magistrati senza corporazioni

di Antonio Del Pennino


Il voto con cui il Senato ha approvato il disegno di legge sulla riforma dell'ordinamento giudiziario esige alcune riflessioni.Il testo approvato dalla Commissione Giustizia e trasmesso all'aula presentava luci ed ombre. Distingueva, infatti, tra funzioni giudicanti e funzioni requirenti, abolendo l'affermazione contenuta nell'originario disegno di legge governativo che parlava di "magistratura ordinaria unica nel concorso di ammissione, nel tirocinio e nel ruolo di anzianità", stabilendo, invece, che, "i magistrati ordinari sono distinti secondo le funzioni esercitate".Prevedeva inoltre che in caso di passaggio dalle funzioni requirenti a quelle giudicanti, il magistrato non potesse rimanere nello stesso distretto o all'interno di altri distretti della stessa regione.Era una formulazione insufficiente perché si consentiva il passaggio da una funzione all'altra per ben quattro volte nell'arco dell'intera carriera. E su questo punto insieme ad altri colleghi della CdL avevamo presentato degli emendamenti tendenti a ridurre ad uno, al massimo due, le possibilità di passaggio.Consentire quattro volte la possibilità di passaggio da una all'altra funzione, malgrado i vincoli prima ricordati, infatti, vanifica ogni reale distinzione delle funzioni e pregiudica la possibilità di distinguere il ruolo del Pubblico Ministero da quello del Giudice, come invece prevede l'art.111 della Costituzione che parla di un "giudice terzo ed imparziale".Ma non solo questa correzione è stata respinta dalla maggioranza.Si è poi introdotta, con un emendamento del Sen. Brutti, fatto proprio dal governo, sotto la pressione dell'A.N.M., un'ulteriore correzione al testo della Commissione che stabilisce la possibilità di deroga al divieto di passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti all'interno dello stesso distretto o all'interno di altri distretti della stessa regione, nel caso in cui il magistrato, che chiede il passaggio alle funzioni requirenti, abbia svolto funzioni esclusivamente civili o del lavoro o nel caso in cui il magistrato che ha esercitato funzioni requirenti chieda di essere assegnato a funzioni civili o del lavoro.Si è cioè introdotta una norma che non solo vanifica l'originale divieto contenuto nel testo della Commissione (anche perché, ad esempio, nel caso di giudizi in materia fallimentare o di lavoro possono esserci risvolti penali), ma che rappresenta anche, una schizofrenia legislativa dato che inserisce una distinzione tra funzioni civili e funzioni penali che il disegno di legge, nell'indicazione delle funzioni, non prevede.Va in proposito sottolineato che il governo e la sua maggioranza si sono mossi con la preoccupazione di evitare lo scontro con l'A.N.M. e l'introduzione della modifica prima ricordata ha risposto all'esigenza di venire incontro alle richieste dell'A.N.M. e dei suoi portavoce in seno al Parlamento: il Ministro Di Pietro e l'Italia dei Valori, che minacciavano un voto contrario.Se a questo si aggiunge il fatto che il disegno di legge Mastella attribuisce un diritto assoluto al C.S.M. sulle carriere e la destinazione dei magistrati, costringendo il singolo a sottostare alle logiche correntizie, ci sembra che un'ulteriore considerazione vada fatta.L'obiettivo di garantire un ordinamento giudiziario autonomo, ma non separato e contrapposto agli altri poteri dello Stato, (che fu già posto, soprattutto dalla sinistra nel dibattito alla Costituente) non può essere risolto affrontando il problema solo attraverso interventi di legislazione ordinaria.Il nodo di fondo – che è responsabilità del centro-destra non aver affrontato nella passata legislatura, e del centro-sinistra per non volerlo affrontare in questa – è quello della composizione del C.S.M.Che non può essere un organo "castale" in cui sono prevalenti le espressioni delle diverse componenti della Magistratura che decidono in base a scelte "lottizzate".Occorre sul punto una revisione costituzionale. Quale quella, proposta originariamente dal Sen. Maccanico e ripresa in un disegno di legge che presentai nella passata legislatura insieme al Sen. Compagna, che prevede un C.S.M. modellato sullo schema della Corte Costituzionale, con 1/3 dei membri eletti dai magistrati, 1/3 eletti dal Parlamento e 1/3 nominati dal Capo dello Stato, come supremo garante, anche in funzione del suo ruolo di Presidente del C.S.M.E' solo su questa strada che si possono evitare chiusure corporative, meglio garantire l'autonomia dei singoli magistrati ed accrescere il prestigio dell'ordine giudiziario.
Roma, 16 luglio 2007

1 commento:

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