martedì 24 luglio 2007

LE MILLE ED UNA...SYDNEY

di Roberto Arosio*


La cosa che lascia perplessi è che qualcuno ha gridato allo scandalo. Ancor di più sbigottiti si rimane nel momento in cui, passati pochi giorni dalla rivelazione inoppugnabile e comprovata del pasticcio australiano, delle schede elettorali compilate in garage, nessuno sembra ricordarsene più.Che la legge "459 recante disciplina per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero", non disciplinasse nulla è cosa nota, ma che la stessa legge potesse essere aggirata in maniera così grossolana francamente merita una riflessione più approfondita.Si è parlato del candidato Paolo Rajo dell’UDEUR, trovatosi a vis-a-vis con l’illecito e che ha denunciato l’accaduto, ma per un caso scoperto agli antipodi di Roma, quanti altri garage hanno "lavorato" nel Nord e Centro America, nel America Meridionale e perfino in Europa?Arrivano voci preoccupanti e purtroppo poco ascoltate dal più vicino Canada, dove il segretario politico dell’UDC, Vittorio Coco, parla espressamente di "scuole nate per insegnare a votare l’Unione" e ancora dichiarare " corrieri adibiti al trasporto di plichi contenenti schede elettorali" ed inoltre " gestori di patronati, candidati per l’Unione, colti con le mani nel sacco nell’atto di far votare schede elettorali"Sarebbe poco serio pensare che tale atto delittuoso sia monopolio della Sinistra – anche se in queste cose ha sempre dimostrato una predisposizione più viva – il vero problema sta a monte. La legge così concepita nasce con troppe zone d’ombra, il voto per corrispondenza si presta a troppi "loop holes" e permette ai furbetti di turno di manipolare l’elettore che, da una parte pensa in buona fede di aiutare il paese natio, ma dall’altra non avendone il polso si presta, sua insaputa, a questi giochetti.Ma veniamo in dettaglio alle zone oscure della succitata Legge, denunciate dagli stessi candidati nei collegi esteri.Le schede elettorali, i certificati elettorali, e le stesse buste vengono stampate in loco, non in Italia, sembra per mancanza di tempo materiale. Quindi viene facile chiedersi: chi sceglie la tipografia? Chi controlla che non vengano stampate quantità maggiori di schede? Le schede elettorali sono spedite in alcuni casi a cura delle stesse tipografie agli aventi diritto al voto. A Sydney, prove alla mano, moltissime schede sono state spedite almeno con tre giorni di ritardo, rispetto a quanto stabilito dalla legge elettorale. Lo stesso elettore doveva rispedire le schede elettorali con busta preaffrancata al Consolato che raccolte le doveva poi inviare a Roma. Il sistema di votazione è così convulso da mettere in difficoltà anche quelli più preparati e avvezzi già al voto, immaginiamo per quelle persone che hanno votato per l'Italia per la prima volta e per giunta con questo sistema assurdo (questo per l'80% dei votanti all'estero).Bene, penso che dati per un analisi più precisa di ciò che è accaduto, e quello che sicuramente accadrà in futuro ce ne siano in abbondanza, ora non resta che rimettere mano alla Legge 459, legge che i repubblicani non approvarono, di cui proposero di sospendere l’applicazione proprio perché i rischi che ho precedentemente evidenziato furono già affrontati dalla Commissione per gli Affari Costituzionali della passata legislatura, e fu solo per l’impuntatura dell’On. Tremaglia che indusse la maggioranza di allora a respingere l’emendamento sospensivo e realizzare il pasticcio di fronte al quale ci troviamo oggi.Ancora una volta, visti i risultati, i nostri alleati dovrebbero pentirsi di non aver ascoltato i consigli del PRI. E’ il momento giusto per far diventare la Legge 459 davvero una "disciplina" così come indica il testo stesso. A meno che non si voglia lasciare uno strumento pericoloso nelle mani dei "furbetti" di turno.*Roberto ArosioSegretario Esecutivo Regionale PRI Lombardia

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