lunedì 30 luglio 2007

LE POSIZIONI REPUBBLICANE SUL DPEF

Quando è a rischio la stessa credibilità dell'Italia


interventi del Sen. Del Pennino

Nel corso della discussione generale svoltasi il 25 luglio, il Sen. Del Pennino ha dichiarato:

Onorevoli Senatori,

La comunità degli economisti ha accolto il DPEF con un misto di scetticismo e dure stroncature. E' un documento profondamente sbagliato: ha detto Alberto Alesina. “Illusoria la promessa” di una manovra indolore ha continuato Luigi Spaventa. “Un atto privo di ogni utilità la cui unica funzione è quella di offrire gli argomenti per i primi dibattiti da spiaggia” – ha rincarato la dose Nicola Rossi –. Potremmo continuare. La cosa è seria perché questa valutazioni critiche si accompagnano ai giudizi negativi delle più autorevoli istituzioni italiane e straniere: dalla Banca d’Italia, alla BCE, dal FMI all’OCSE. La stessa Commissione europea, per bocca del suo rappresentante Almunia, non ha nascosto il suo disappunto. L'esperienza dovrebbe insegnare che quando il coro di critiche è unanime c'è qualcosa di profondamente sbagliato. Che un clima di fiducia è venuto meno. Ed è su questo che dovremmo interrogarci.
Sia nel DPEF, ma soprattutto nella politica finanziaria del Governo, vi sono molti punti oscuri. Alcuni sono evidenti. Altri più nascosti. La somma di queste incongruenze alimenta il clima di sospetto e di sfiducia.
Iniziamo dai difetti più evidenti. In marzo, con la Relazione unificata dell’economia e della finanza pubblica, era stato previsto, per il 2007, un deficit del 2,3 per cento. La previsione era stata comunicata alla Commissione europea che aveva apprezzato.
L’Italia appariva quindi come un grande Paese virtuoso che, sfruttando il lascito positivo del precedente Governo, continuava nella strada del risanamento.
Ma subito dopo la delusione.
Con l’approvazione del D.L. n.81 del 2007 – vale a dire con la distribuzione del cosiddetto “tesoretto” la cifra saliva al 2,5 per cento, essendo il decreto coperto a deficit.
Da qui le critiche della Commissione.
La previsione di un deficit per il 2007 pari al 2,5 per cento è in parte frutto di un artificio. Esso sconta spese di competenza dell’anno in corso, rinviate al 2008. Si tratta, in particolare di 1,43 miliardi di euro – pari allo 0,1 del PIL – corrispondenti ai contratti del pubblico impiego, statali esclusi, ed ai maggiori oneri relativi al personale della scuola. Se queste poste fossero correttamente contabilizzate, il deficit effettivo risulterebbe pari al 2,6 per cento: 0,3 punti di PIL in più rispetto a quanto comunicato a Bruxelles ed al lascito del Governo Berlusconi .
Non voglio riaprire la questione di chi sia stato il merito del risanamento. Mi limito a ricordare che nel DPEF del 2001, Vincenzo Visco, allora Ministro del tesoro, indicò nello 0,8 per cento del PIL il deficit di quell’anno. Alcuni non ci credettero ed avanzarono l’ipotesi di un deficit sommerso molto più consistente. L’ISTAT, qualche anno dopo, ne certificò la dimensione indicando un valore pari al 3,1 per cento. Quindi fuori dai parametri di Maastricht. Forse memore di quell’esperienza, l’attuale Ministro del Tesoro ha cercato di giocare d’anticipo, indicando nello scorso DPEF un deficit per il 2006, pari al 4 per cento. Che nel Programma di stabilità, del dicembre 2006, veniva portato al 4,8 per cento.
A questo risultato si perveniva con una serie di manipolazioni che, per fortuna, i mercati finanziari hanno valutato con un pizzico di buon senso. Se così non fosse stato, il rating nei confronti del nostro Paese sarebbe precipitato, con esiti disastrosi.
Il deficit di base fu ricalcolato, per tener conto di quelle maggiori entrate da cui sarebbe nato il “tesoretto”, riducendo nello spazio di pochi mesi , da luglio a dicembre, il deficit dal 4 al 2,7 per cento.
Naturalmente queste oscillazioni previsionali non sono senza conseguenza per la credibilità del Paese. E ciò si sta ripetendo .
Lo confermano le indicazioni del Ministro dell’economia quando elenca le spese già previste per la prossima legge finanziaria ed, almeno per il momento, senza indicazione di copertura. Spese che saranno ancora maggiori , considerando l'accordo raggiunto sulle pensioni.
Siamo stati e siamo contrari a ridurre il tempo della vita lavorativa.
Siamo convinti che il sindacato non abbia tutelato i propri iscritti. Lavoreranno meno ma con una pensione destinata a decrescere fortemente in termini reali. Le pensioni minori saranno pari al 70 per cento della retribuzione media degli ultimi 5 anni o 10 anni, a seconda che si applichi il metodo distributivo o contributivo.
Pure ipotizzando un tasso di inflazione del 2 per cento, il loro valore reale, nell'arco di vent'anni , sarà poco superiore al 45 per cento, dell' ultima retribuzione.
Le considerazioni appena esposte spiegano il voto contrario del Partito repubblicano. Di questo Governo non apprezziamo la linea di politica economica ed il continuo cedimento alle pressioni della sinistra massimalista. In teoria approviamo la proposta del Ministro dell’economia che indica in 700 miliardi di euro (pari al 43,5 per cento del PIL) la linea invalicabile della spesa corrente al netto degli interessi.
Ma abbiamo il timore che su questa linea Egli non potrà resistere, anche se saremmo lieti di essere smentiti.



Successivamente il Sen. Del Pennino, insieme al Sen. Malan (FI), ha presentato un emendamento alla vigilia del voto sul Dpef atto "a garantire - ritenuto che l'efficacia delle politiche di bilancio, come dimostrato dall'esperienza internazionale e come sostenuto dallo stesso Governo, è assai maggiore ove si riesca ad affiancare agli impegni sui saldi di bilancio l'introduzione di vincoli sul livello massimo della spesa corrente primaria - che la prossima manovra finanziaria sia articolata in modo da assicurare che il livello dela spesa corrente primaria del conto consolidato delle pubbliche amministrazioni non sia superiore, rispettivamente, a 635.546 milioni di euro per il 2008, a 648.587 milioni di euro per il 2011, come indicato dalla tavola del conto della pubblica amministrazione a legislazione vigente del Dpef stesso".
L'emenamento proposto è attuativo delle indicazioni fornite dal governo. Il Dpef, infatti, a pag 50 indica espressamente l'opportunità che il Parlamento, in sede di risuluzione di approvazione del Dpef, indichi " un valore della spesa primaria... strategico per il Governo in sede di definizione della legge finanziaria e per il Parlamento nella fase emendativa". Il governo, a tale proposito, segnala anche come un'indicazione in tal senso sarebbe pienamente coerente con le previsioni della legge di contabilità dello Stato n. 468 del 1978.
L'emendamento proposto vincola il livello massimo della spesa primaria corrente ai valori del conto consolidato delle P.A., a legislazione vigente, ovvero dei valori della spesa che si registrerebbero assenza di interventi modificativi della spesa in senso migliorativo o peggiorativo. A tale proposito si segnala che nello stesso Dpef (ala tabella III 1.3 di pagina 51) il Governo ha indicato una cifra dell'ordine di 21 miliardi di euro circa per il 2008 non inclusi nei valori tendenziali che tuttavia corrispondono a impegni già sottoscritti, a prassi consolidate e a impegni programmatici che dovranno essere inseriti nella prossima manovra finanziaria
Ove l'emendamento venisse approvato, la quota di maggiori oneri derivante dalla spesa corrente dovrebbe essere coperta attraverso riduzioni di altre spese di natura corrente. Quando invece agli oneri per spese in conto capitale o per riduzione di entrate, essi potrebbero essere coperti anche mediante misure di incremento delle entrate o di riduzione di altre spese in conto capitale.
DICHIARAZIONE DI VOTO SUL D.P.E.F.
GIOVEDÌ 26 LUGLIO 2007
(Antimeridiana)
Del Pennino ha affermato: Signor Presidente, un'indicazione è fornita dallo stesso Governo nel DPEF quando indica espressamente l'opportunità che il Parlamento, in sede di risoluzione di approvazione del DPEF, indichi un valore della spesa primaria strategico per il Governo in sede di definizione della legge finanziaria. Quindi è il Governo che aveva chiesto di dare questa indicazione nel Documento.

La dichiarazione che è stata fatta dal rappresentante del Governo, che il problema sarà affrontato successivamente, è contraddittoria con quanto lo stesso Governo aveva affermato. Inoltre, essa in realtà nasconde il conflitto interno alla maggioranza fra chi (come il Ministro dell'economia, come i colleghi Dini e D'Amico con il loro emendamento analogo al nostro ) ritiene che una precisa cifra non possa essere superata per quanto riguarda il livello della spesa corrente primaria e quanti invece non ritengono che questo obiettivo sia da perseguire in via prioritaria da parte del Governo e del Parlamento.
Per questo credo che il voto su questo emendamento riveli una contraddizione profonda se la maggioranza intende respingerlo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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